Milano – Sebbene il virus respiratorio sinciziale (RSV) sia spesso associato ai neonati, rappresenta un rischio significativo anche per gli adulti, in particolare per gli over 60 e per chi è affetto da patologie croniche. Questo problema sanitario, ancora sottovalutato, è stato analizzato in dettaglio in un recente documento delle società scientifiche SItI e SIMIT, che mette in evidenza dati preoccupanti:
- 290.000 casi di infezioni respiratorie acute da RSV in Italia nel 2019.
- 26.000 ospedalizzazioni e 2.000 decessi correlati in ambito ospedaliero.
- 2 ricoveri annui ogni 1.000 persone sopra i 65 anni, con tassi più alti tra gli anziani con patologie croniche.
A livello europeo, l’impatto del virus è altrettanto rilevante, con circa 3 milioni di sindromi respiratorie acute e oltre 33.000 decessi ospedalieri correlati ogni anno tra gli anziani.
Un rischio concreto per gli adulti fragili
L’RSV si diffonde principalmente nei mesi invernali, da novembre a marzo, e può causare infezioni respiratorie gravi come bronchite, polmonite e insufficienza respiratoria. I sintomi più comuni negli adulti includono:
- febbre;
- tosse persistente;
- difficoltà respiratorie;
- dolori muscolari;
- peggioramento delle patologie croniche.
Negli anziani e nei soggetti con patologie come BPCO, diabete o scompenso cardiaco, l’RSV può evolvere rapidamente in forme gravi, aggravando condizioni preesistenti e aumentando il rischio di ospedalizzazione o decesso.
“L’RSV è spesso considerato un problema pediatrico, ma rappresenta una minaccia significativa anche per gli adulti,” sottolinea il professor Fabrizio Pregliasco, direttore scientifico dell’Osservatorio Virus Respiratori.
Sottovalutazione del problema e necessità di sensibilizzazione
Un aspetto preoccupante è la sottovalutazione del rischio. Molti adulti non riconoscono l’RSV come una minaccia per la loro salute, portando a diagnosi tardive e alla mancata adozione di misure preventive.
“Informare e sensibilizzare la popolazione adulta è cruciale per limitare il rischio,” aggiunge Pregliasco. “Oltre alla vaccinazione, semplici precauzioni come il lavaggio frequente delle mani, l’evitare contatti con persone malate e il mantenimento di uno stile di vita sano possono fare la differenza.”
Vaccini: la chiave per una prevenzione efficace
Oggi, in Italia, sono finalmente disponibili vaccini specifici per l’RSV negli adulti, progettati per proteggere in particolare gli over 60 e le persone con patologie croniche. Questi vaccini, sviluppati grazie a recenti progressi della ricerca, hanno dimostrato un’efficacia significativa nel prevenire le forme gravi di RSV, riducendo il rischio di ospedalizzazione e complicanze.
“L’efficacia della vaccinazione è chiara,” spiega Pregliasco. “Uno studio recente ha dimostrato che un’ampia adesione alla vaccinazione può ridurre il carico di malattia del 30-40% nei Paesi ad alto reddito.”
Priorità per la salute pubblica
Con l’arrivo dei nuovi vaccini, la prevenzione dell’RSV deve diventare una priorità nella sanità pubblica. Proteggere le categorie più vulnerabili – anziani e persone con patologie croniche – non solo riduce il peso di questa infezione sul sistema sanitario, ma migliora anche la qualità della vita delle persone più a rischio.
Investire in campagne di sensibilizzazione e facilitare l’accesso alla vaccinazione sono i passi fondamentali per affrontare un problema sanitario ancora sottovalutato, ma di crescente rilevanza.
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