Tumori: test genomici contribuiscono a una significativa riduzione dei costi per il cancro al seno

L’adozione dei test genomici nel carcinoma mammario ormonoresponsivo riduce costi e chemioterapie superflue, migliorando l’efficienza del sistema sanitario e garantendo cure personalizzate per le pazienti.

L’adozione di test genomici nel trattamento delle pazienti affette da carcinoma mammario ormonoresponsivo in fase iniziale si rivela non solo utile per evitare chemioterapie superflue, ma comporta anche un notevole abbattimento dei costi per il sistema sanitario nazionale e per la società. Questi sono i risultati preliminari emersi dallo studio condotto da Altems (Alta scuola di economia e management dei sistemi sanitari dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma) sull’uso del test Oncotype DX. La ricerca ha evidenziato che l’impiego di tali test porta a una riduzione della spesa sanitaria e sociale, scendendo da 2.106 a 906 euro, con un risparmio di 1.200 euro per ogni paziente, indipendentemente dal livello di rischio clinico (alto, intermedio, basso). Inoltre, i costi totali sono passati da 53.517.836 a 23.044.420 euro, generando un risparmio complessivo di 30.473.416 euro.

Convegno nazionale “next perspectives”

Il convegno nazionale “Next Perspectives”, che si è tenuto oggi, 15 febbraio 2025, a Roma, ha visto la partecipazione di oltre 100 specialisti ed è stato promosso, tra gli altri, dalla Foce (Confederazione degli oncologi, cardiologi e ematologi). Durante l’evento, Francesco Cognetti, professore e presidente di Foce, ha sottolineato l’importanza di inserire i test genomici nei Livelli essenziali di assistenza (Lea), attualmente in fase di aggiornamento. Questo passaggio consentirebbe una reale applicazione clinica e garantirebbe accesso a strumenti diagnostici utili a circa 13.000 donne ogni anno in Italia. Nonostante ciò, nel 2024, molte pazienti non hanno ricevuto la prescrizione del test all’inizio del loro percorso terapeutico, e una parte considerevole di esse ha dichiarato di non essere stata adeguatamente informata riguardo all’esistenza e all’utilità di tali test.

Importanza del test oncotype dx

Cognetti ha inoltre rimarcato che il test Oncotype DX non è solo efficace dal punto di vista clinico, ma anche sostenibile economicamente. Questo esame deve essere considerato parte integrante della gestione del carcinoma mammario in fase precoce, contribuendo a un utilizzo più efficiente delle risorse sanitarie e a una significativa riduzione dei costi associati al trattamento, grazie a una gestione più mirata.

Test genomici e carcinoma mammario

I test genomici sono esami molecolari che analizzano l’espressione di un insieme di geni per fornire un profilo specifico del tumore. Questi strumenti consentono di identificare con maggiore precisione le donne che possono realmente trarre beneficio dalla chemioterapia, differenziandole da quelle che non avrebbero vantaggi clinici. In Italia, il carcinoma mammario è il tumore più comune, con oltre 53.600 nuovi casi registrati solo nell’anno scorso. Di questi, circa il 70% presenta recettori ormonali positivi (Hr+) e recettori del fattore di crescita epidermico umano 2 negativi (Her2-). L’eterogeneità di questo sottogruppo di neoplasie rende i test genomici fondamentali per ottenere informazioni precise su quali pazienti siano a rischio ‘incerto’, e in particolare per quelle classificate ad ‘alto rischio’, per le quali la chemioterapia diventa necessaria per prevenire recidive dopo il trattamento chirurgico.

Evita chemioterapie non necessarie

Fabio Puglisi, direttore del Dipartimento di Oncologia medica dell’IRCCS Centro di riferimento oncologico di Aviano, ha evidenziato l’importanza di evitare chemioterapie non necessarie, specialmente per le giovani donne, poiché questi farmaci possono avere effetti collaterali significativi che influenzano la fertilità. È cruciale, dopo una diagnosi di carcinoma mammario, valutare l’espressione dei recettori ormonali e altri fattori biologici per guidare le scelte terapeutiche. Grazie ai test genomici, è ora possibile definire con maggiore accuratezza se una paziente debba ricevere o meno la chemioterapia.

Chirurgia conservativa e test genomici

Riccardo Masetti, direttore della UOC Chirurgia senologica della Fondazione Policlinico A. Gemelli di Roma, ha sottolineato che la chirurgia per il carcinoma mammario in fase precoce sta diventando sempre più conservativa, con la mastectomia riservata a pochi casi e solo dopo una discussione approfondita con la paziente. I vantaggi clinici dei test genomici sono ormai evidenti, e recenti studi hanno dimostrato che l’esame può essere effettuato prima dell’intervento chirurgico, accelerando l’avvio della terapia adiuvante e apportando benefici psico-fisici alle donne.

Gestione del carcinoma mammario

Rosanna D’Antona, presidente di Europa Donna Italia, ha rimarcato che la gestione del carcinoma mammario deve avvenire all’interno di Breast Unit specializzate, dove le pazienti siano seguite da un’équipe multidisciplinare. Europa Donna Italia è attivamente impegnata per garantire che questi centri rispettino i requisiti previsti e includano i test genomici, fondamentali per una cura personalizzata. È essenziale sensibilizzare le istituzioni affinché le opportunità di diagnosi, cura e assistenza siano accessibili in tutto il territorio nazionale. L’inserimento dei test genomici nei Lea è cruciale per garantire pari opportunità di eccellenza a tutti i cittadini.

Una sfida globale

Il carcinoma mammario rappresenta una sfida globale, con oltre 2,3 milioni di nuovi casi registrati annualmente nel mondo e più di 900.000 donne colpite in Italia. Cognetti ha sottolineato che la ricerca clinica deve continuare a puntare sulla personalizzazione dei trattamenti e sull’applicazione di farmaci mirati a bersagli molecolari specifici. I test genomici offrono un’opportunità significativa per milioni di pazienti, e il loro utilizzo deve essere incentivato quando ci siano solide evidenze scientifiche a supporto. Il convegno “Next Perspectives” ha visto la partecipazione di figure istituzionali come Paolo Barelli e Ugo Cappellacci, sottolineando l’importanza di un impegno collettivo nella lotta contro il cancro al seno.

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