Una nuova speranza per i pazienti colpiti da leucemia linfoblastica acuta (LLA), in particolare quelli resistenti alle terapie convenzionali. Un team di ricercatori della Fondazione Tettamanti dell’IRCCS San Gerardo dei Tintori di Monza ha dimostrato la fattibilità e la sicurezza dell’uso delle CARCIK, linfociti T geneticamente modificati ottenuti dal sangue del cordone ombelicale. Lo studio è stato presentato all’ultimo congresso annuale dell’American Society of Hematology (ASH) a San Diego, suscitando grande interesse nella comunità scientifica.
Cosa sono le CARCIK e come agiscono
Le CARCIK (Chimeric Antigen Receptor-Induced Cytokine-secreting Killer) sono linfociti T modificati in laboratorio per riconoscere e attaccare le cellule tumorali, sfruttando un meccanismo simile a quello delle CAR-T, già utilizzate in oncologia. La differenza principale è che le CARCIK derivano dal sangue del cordone ombelicale, una fonte di cellule staminali facilmente disponibile e con un rischio ridotto di effetti collaterali come la malattia del trapianto contro l’ospite (GVHD).
La leucemia linfoblastica acuta e la sfida della resistenza alle terapie
La LLA è il tumore ematologico più comune in età pediatrica, con circa 400 nuove diagnosi ogni anno in Italia. Sebbene le terapie attuali garantiscano alte percentuali di guarigione, una quota di pazienti sviluppa resistenza ai trattamenti convenzionali, rendendo necessarie nuove strategie terapeutiche. Le CARCIK rappresentano una possibile svolta per questi pazienti, offrendo una terapia mirata e potenzialmente più sicura rispetto ad altre opzioni disponibili.
I risultati dello studio e le prospettive future
I ricercatori italiani hanno dimostrato che le CARCIK sono sicure e possono essere efficaci nel colpire le cellule leucemiche senza danneggiare i tessuti sani. Sebbene lo studio sia ancora in fase sperimentale, i risultati preliminari aprono la strada a futuri trial clinici su larga scala. L’obiettivo è rendere questa terapia accessibile ai pazienti che non rispondono alle cure tradizionali, migliorando le prospettive di sopravvivenza per chi è colpito da questa grave patologia.
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