Il 28 marzo 2025, durante il Congresso Europeo sul Cancro Polmonare (ELCC), sono stati presentati i risultati significativi dello studio di fase 3 denominato Mariposa. Questa ricerca ha esaminato l’efficacia della combinazione di amivantamab e lazertinib nel trattamento di pazienti affetti da carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) che presentano delezioni dell’esone 19 o mutazioni L858R del recettore del fattore di crescita epidermico (EGFR). I dati emersi indicano un prolungamento della sopravvivenza globale (OS) rispetto al trattamento tradizionale con osimertinib.
I risultati dello studio Mariposa
Lo studio Mariposa rappresenta una pietra miliare, poiché è il primo a dimostrare un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente rilevante dell’OS rispetto a osimertinib, che è attualmente considerato lo standard di cura. I ricercatori hanno rilevato che la sopravvivenza globale mediana, che non è stata ancora raggiunta, potrebbe superare i 4 anni, rispetto ai 3 anni documentati con osimertinib. Questo studio è cruciale per i pazienti affetti da NSCLC avanzato, poiché il miglioramento dell’OS rappresenta un indicatore chiave dell’efficacia di un trattamento oncologico.
Filippo De Marinis, direttore della Divisione di Oncologia Toracica e vicedirettore del Programma sul Carcinoma Polmonare presso l’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, ha sottolineato l’importanza di questi risultati. Ha affermato che la combinazione di amivantamab e lazertinib potrebbe allungare l’aspettativa di vita dei pazienti, evidenziando che il divario tra le curve di sopravvivenza si sta ampliando, il che suggerisce un potenziale significativo per il miglioramento degli outcome clinici.
Dettagli sul follow-up e la sopravvivenza
Con un follow-up medio di 37,8 mesi, i pazienti trattati con la combinazione di amivantamab e lazertinib hanno mostrato un’OS significativamente più lunga rispetto a quelli sottoposti a osimertinib, con una riduzione del 25% del rischio di decesso. La sopravvivenza mediana per il gruppo trattato con la combinazione non è stata ancora raggiunta, suggerendo che i benefici della terapia continuano a estendersi oltre il periodo di follow-up osservato. In confronto, la sopravvivenza mediana per i pazienti trattati con osimertinib è stata di 36,7 mesi.
Il 56% dei pazienti in trattamento con amivantamab e lazertinib era vivo dopo 3 anni e mezzo, rispetto al 44% di quelli trattati con osimertinib. Le proiezioni basate sui dati di sopravvivenza indicano che l’uso della combinazione potrebbe estendere la sopravvivenza mediana di almeno 12 mesi rispetto a osimertinib.
Un passo avanti nella terapia oncologica
Cesare Gridelli, direttore del Dipartimento di Onco-ematologia presso l’Azienda Ospedaliera San Giuseppe Moscati di Avellino, ha evidenziato che amivantamab e lazertinib rappresentano l’unica combinazione priva di chemioterapia a dimostrare miglioramenti significativi nella sopravvivenza globale. Ha affermato che questa combinazione potrebbe rappresentare un progresso importante nella gestione del carcinoma polmonare non a piccole cellule, offrendo un prolungamento dell’aspettativa di vita che è un indicatore fondamentale dell’efficacia di un trattamento oncologico.
Joshua Bauml, Vice Presidente e Leader dell’Area Malattie del Cancro Polmonare per Johnson & Johnson Innovative Medicine, ha dichiarato che attualmente circa il 20% dei pazienti con NSCLC avanzato e mutazioni dell’EGFR sopravvive oltre i 5 anni. I risultati dello studio Mariposa suggeriscono che la combinazione di amivantamab e lazertinib potrebbe contribuire a migliorare queste statistiche, offrendo ai pazienti e alle loro famiglie una speranza concreta di un prolungamento della vita senza il ricorso immediato alla chemioterapia.
