Studio della Sapienza: nella saliva trovate due spie della demenza a corpi di Lewy

Scoperta di biomarcatori salivari per la diagnosi precoce della demenza a corpi di Lewy dall’Università Sapienza, promettendo miglioramenti nella distinzione da altre malattie neurodegenerative.

Il 31 marzo 2025, un’importante scoperta scientifica è emersa dall’Università Sapienza di Roma, rivelando la presenza di due biomarcatori nella saliva che potrebbero rappresentare un avanzamento significativo nella diagnosi della demenza a corpi di Lewy (Dlb), la seconda forma di demenza più diffusa dopo la malattia di Alzheimer. Questo studio, pubblicato nel Journal of Alzheimer’s Disease, offre nuove prospettive per distinguere la Dlb da altre patologie neurodegenerative.

Scoperta dei biomarcatori nella saliva

I ricercatori dell’Università Sapienza hanno identificato alterazioni nei biomarcatori salivari nei pazienti affetti da demenza a corpi di Lewy. La presenza di alfa-sinucleina e della proteina tau è stata esaminata in quattro gruppi di partecipanti, tre dei quali affetti da patologie neurodegenerative (Dlb, Alzheimer e Parkinson) e uno composto da soggetti sani. I risultati hanno rivelato che i pazienti con malattie neurodegenerative presentavano concentrazioni significativamente più elevate di queste proteine rispetto ai soggetti sani.

La scoperta è particolarmente rilevante poiché la demenza a corpi di Lewy è spesso confusa con altre malattie, come il Parkinson e l’Alzheimer, a causa di sintomi sovrapponibili. Infatti, oltre l’80% dei casi di Dlb viene inizialmente diagnosticato in modo errato. Le fluttuazioni cognitive, il parkinsonismo, le allucinazioni visive e i disturbi del sonno REM sono alcuni dei sintomi che caratterizzano questa condizione.

Il ruolo della ricerca nella diagnosi precoce

Il team di ricerca, composto da Giuseppe Bruno e Fabrizia D’Antonio del Dipartimento di Neuroscienze Umane, ha sottolineato l’importanza di questi biomarcatori salivari nella diagnosi precoce della demenza a corpi di Lewy. L’analisi delle concentrazioni di proteina tau fosforilata (ps199-tau) ha permesso di differenziare i pazienti con malattia di Parkinson da quelli affetti da Alzheimer e Dlb. Inoltre, i pazienti con demenza a corpi di Lewy presentano livelli di alfa-sinucleina oligomerica superiori rispetto a quelli affetti da Alzheimer.

Questa ricerca, finanziata nell’ambito dei bandi di ricerca per progetti piccoli del 2021, rappresenta una significativa opportunità per migliorare la qualità della diagnosi e, di conseguenza, il trattamento dei pazienti affetti da queste malattie neurodegenerative. Se i risultati saranno confermati da ulteriori studi, sarà possibile effettuare una diagnosi più accurata attraverso un semplice prelievo di saliva, facilitando così la distinzione tra le tre malattie neurodegenerative più comuni.

Implicazioni future per la salute neurologica

Le implicazioni di questa scoperta potrebbero essere enormi per il campo della neurologia. La capacità di identificare biomarcatori specifici nella saliva non solo semplificherebbe il processo diagnostico, ma potrebbe anche aprire la strada a nuove strategie terapeutiche. La ricerca continua a evolversi, e l’attenzione si concentra ora sulla validazione di questi biomarcatori in studi clinici più ampi.

In un contesto in cui le malattie neurodegenerative rappresentano una sfida crescente per la salute pubblica, l’innovazione scientifica come quella proposta dall’Università Sapienza di Roma potrebbe contribuire a migliorare la vita di milioni di pazienti e delle loro famiglie. La speranza è che, con ulteriori ricerche, si possa arrivare a una diagnosi tempestiva e a una gestione più efficace di queste condizioni complesse.

Condivi su: