Il 9 aprile 2025, un’indagine condotta dall’Osservatorio Opinion Leader 4 Future ha rivelato dati allarmanti riguardo la preparazione degli italiani nelle manovre di emergenza. La ricerca, realizzata in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e l’istituto di ricerca Bilendi, ha coinvolto un campione di 500 cittadini e ha messo in luce la scarsa conoscenza delle procedure di primo soccorso.
Il livello di conoscenza delle manovre di emergenza
Dallo studio emerge che il 51,5% della popolazione italiana non conosce affatto le manovre di emergenza o ne ha solo una conoscenza superficiale. Solo il 20% degli intervistati ha partecipato a corsi di primo soccorso negli ultimi cinque anni. La manovra di Heimlich, una delle più note, è riconosciuta dal 62% degli italiani, ma la percentuale scende al 55% tra le persone anziane. D’altro canto, il 65% dei genitori ha dimostrato di conoscere le manovre di disostruzione pediatrica, un dato che indica una maggiore sensibilizzazione su questo tema specifico.
Il sondaggio ha rivelato che il 17% degli intervistati non ha familiarità con le procedure di emergenza, mentre il 34,5% le conosce solo superficialmente. Solo il 16% si sente realmente in grado di applicarle in situazioni di emergenza. Questi dati evidenziano un urgente bisogno di maggiore informazione e formazione.
La consapevolezza sui defibrillatori semiautomatici
Un altro aspetto significativo emerso dalla ricerca riguarda la conoscenza dei defibrillatori semiautomatici esterni (DAE). Solo il 36% degli intervistati ritiene di sapere come utilizzarli in caso di necessità. Il 65% ha dichiarato di averne sentito parlare, mentre il 10% non sa affatto cosa siano. I principali canali informativi per acquisire conoscenze sulle manovre di emergenza risultano essere il luogo di lavoro (35%), i social media (18%), e materiali informativi forniti da istituzioni come la Croce Rossa (16%).
La ricerca ha anche evidenziato che il 50% della popolazione non ha mai partecipato a un corso di primo soccorso, e il 28% ha frequentato un corso più di cinque anni fa. Questo scenario sottolinea l’importanza di una maggiore diffusione delle informazioni e della formazione in materia di emergenze.
Il ruolo delle istituzioni e l’importanza della formazione
Luigi Ianesi, responsabile delle relazioni esterne di Credem, ha sottolineato l’importanza di diffondere la cultura del primo soccorso, affermando che “sapere cosa fare può davvero cambiare le cose”. La ricerca dell’Osservatorio ha come obiettivo quello di aumentare la consapevolezza riguardo alle manovre di emergenza, generando un impatto positivo sulla società. Ianesi ha anche evidenziato l’impegno di Credem nell’offrire corsi volontari dedicati alle tecniche salvavita, come le manovre pediatriche e la rianimazione cardiopolmonare (RCP).
Andrea Scapigliati, professore associato di Anestesia e Rianimazione presso l’Università Cattolica di Roma, ha aggiunto che ci sono emergenze sanitarie in cui ogni secondo è fondamentale. Ha messo in evidenza come le leggi italiane promuovano l’apprendimento delle manovre di soccorso nelle scuole e durante le attività sportive. La necessità di una maggiore esposizione all’apprendimento delle manovre necessarie a salvare vite è cruciale, e c’è una chiara richiesta da parte della popolazione di ricevere informazioni adeguate.
Un’opportunità per migliorare la cultura della prevenzione
Elisabetta Locatelli, coordinatrice scientifica del Master Health Communication Specialist, ha evidenziato che i dati raccolti dalla ricerca indicano una percezione elevata dell’importanza di conoscere le manovre di primo soccorso. Tuttavia, la realtà è che pochi sanno come applicarle. Locatelli ha suggerito che ci sia un ampio spazio per le istituzioni pubbliche nel creare una cultura della prevenzione, attraverso una comunicazione multicanale che possa raggiungere un pubblico più vasto.
La diffusione di pratiche di prevenzione in ambito quotidiano e domestico potrebbe contribuire a ridurre gli accessi ai pronto soccorso, specialmente per quanto riguarda la fascia pediatrica. La ricerca ha dunque aperto un dibattito importante sulla necessità di migliorare la preparazione degli italiani in situazioni di emergenza, evidenziando l’urgenza di un impegno collettivo per la formazione e l’informazione.
