Il 31 marzo 2025, un report della Società Italiana di Psichiatria (SIP) ha rivelato dati allarmanti riguardo la presenza di autismo in Italia, evidenziando una netta disparità di genere. Secondo le statistiche, su circa 600mila italiani diagnosticati con autismo, solo 120mila sono donne, mentre gli uomini sono ben 480mila. Questo rapporto di 4 a 1 non riflette però la realtà complessiva, come sottolineano gli esperti in vista della Giornata Mondiale per la Consapevolezza sull’Autismo, che si celebra il 2 aprile.
La SIP ha messo in luce come i disturbi dello spettro autistico, tradizionalmente considerati prevalentemente maschili, possano essere più comuni tra le donne di quanto non emerga dai dati attuali. Le esperienze cliniche indicano che i sintomi femminili possono manifestarsi in modi che si discostano dal quadro classico descritto nei manuali, spesso basato su modelli maschili. Questo porta a una sottovalutazione e a un riconoscimento tardivo delle forme femminili di autismo, che presentano “sintomi dissimulati” e, di conseguenza, rimangono frequentemente non diagnosticati. Gli esperti avvertono che il fenomeno del “sommerso” è considerevole, con molte donne che non ricevono l’attenzione necessaria.
Il camuffamento nei sintomi femminili
La presidente della SIP, Liliana Dell’Osso, già docente all’Università di Pisa e con una lunga carriera dedicata allo studio dell’autismo, ha spiegato che le donne tendono a sviluppare capacità di adattamento ai deficit di comunicazione sociale, fenomeno noto come “camouflaging”. Questa abilità consente a molte donne, specialmente quelle con forme lievi di autismo, di passare inosservate. Durante le consultazioni, molte pazienti riferiscono di aver iniziato fin dalla giovane età a imitare le compagne più abili nelle interazioni sociali per orientarsi meglio nelle dinamiche sociali. Questo comportamento può manifestarsi in atteggiamenti di ritiro sociale o, al contrario, in un’estroversione ipercompensatoria, che può includere anche comportamenti seduttivi o promiscui, utilizzati per cercare di colmare il deficit di reciprocità socio-emotiva. Tali dinamiche possono portare a relazioni instabili e intense.
Le conseguenze di un riconoscimento tardivo
La SIP evidenzia che il riconoscimento tardivo dei sintomi autistici femminili può portare a complicazioni significative. Eventi traumatici possono aggravare la situazione, causando una disregolazione emotiva e portando a sentimenti di rabbia e vuoto. Questi sintomi possono somigliare a quelli del disturbo borderline di personalità, una condizione che colpisce in modo prevalente le donne. Un altro aspetto importante per l’identificazione dell’autismo nelle donne è la natura degli interessi ristretti e delle rigidità comportamentali, che spesso si discostano dai temi tipicamente associati all’autismo maschile. Le donne possono sviluppare interessi in argomenti più socialmente accettabili, come la visione di serie TV o l’adorazione di personaggi famosi, oltre a comportamenti alimentari stereotipati.
Dell’Osso ha sottolineato come l’anoressia nervosa, disturbo prevalentemente femminile, possa essere considerata una manifestazione di autismo, suggerendo che le parenti di persone con diagnosi di autismo mostrano una maggiore incidenza di questo disturbo. L’autismo ha origini genetiche e tende a manifestarsi in modo aggregato all’interno delle famiglie.
La necessità di una maggiore attenzione
Nonostante un crescente interesse per le manifestazioni femminili dei disturbi mentali, gli psichiatri della SIP avvertono che c’è ancora molto lavoro da fare. La presidente Dell’Osso ha concluso affermando che è fondamentale chiarire questo campo di studio non solo per le implicazioni cliniche, ma anche per migliorare la comprensione dei fattori neurobiologici che influenzano il funzionamento del cervello nei due sessi. La sfida è quella di affrontare le differenze di genere in modo da garantire un riconoscimento precoce e un intervento adeguato per le donne con autismo, affinché possano ricevere il supporto necessario per affrontare le loro difficoltà.
