Puntare sulla telemedicina serve a poco se non si è educata prima la gente a capire il valore dell'informazione medica qualificata data attraverso il web

Se è vero che ogni cambiamento comporta un grado di inevitabile resistenza, è altrettanto vero che la capacità di adattarsi fa la differenza rispetto alla sopravvivenza. E’ una legge naturale, alla quale non sfugge neanche il comparto economico. Neanche se riguarda uno degli aspetti più importanti della stessa sopravvivenza, ossia la salute.

Le statistiche ci dicono che ormai la maggior parte delle persone utilizza internet per documentarsi e capire ciò che le accade nell’ambito della salute. Un trend contro il quale è inutile combattere, sperando che si torni a quell’autorevolezza che induceva la singola persona a fidarsi totalmente del medico che aveva scelto, fosse quello di base o lo specialista. Il rischio concreto è di trovare fake news, guru più o meno famosi, nel migliore dei casi di interpretare male ciò che si legge. E allora cosa fare?

Come dice un vecchio detto: non possiamo fermare il vento, ma possiamo orientare le vele. Dunque per combattere le fake news non c’è altro modo che cavalcare il flusso di informazioni, surfare sull’onda del web e mettere la propria autorevolezza come cardine del nuovo mondo digitale.

Puntare sulla telemedicina serve a poco se non si è educata prima la gente a capire il valore dell’informazione medica qualificata data attraverso il web. E allora la prima telemedicina di base, quella – diciamo così – “a livello familiare”, deve trovare la capacità di rispondere alle domande quotidiane, indicizzando i propri contenuti affinché vengano trovati prima di quelli degli sciamani o dei dottori improvvisati. Forse non si riuscirà a fermare lo tzunami dentro ai social, ma almeno si farà ordine nel mondo dei motori di ricerca. E non è poco.

Affidarsi per le comunicazioni a testate giornalistiche qualificate e affidabili, sia a livello nazionale, ancor più a livello territoriale, dove l’autorevolezza di un giornale esiste in quanto il quotidiano entra nei territori e vive accanto alla gente (e di cui la gente si fida). Un segnale positivo in questo senso è arrivato da un appuntamento organizzato da Motore Sanità a Roma, dove si è parlato di dolore cronico, ma anche di come veicolare le giuste informazione alla collettività e di come mettere in rete (termine inteso come database medici connessi, e non come informazioni sul web) le informazioni sui singoli pazienti aggregandole in metadati utili a monitorare costi, benefici e terapie.

Un primo passo, ma significativo. Una strada da percorrere però con una certa velocità, per recuperare il tempo perso. L’autoreferenzialità non è un valore, se l’obiettivo è sociale, cioè educare la popolazione alle corrette scelte sanitarie tutelandola, al contempo, da maghi e fattucchiere. Via la spocchia, dunque, e più impegno verso le nuove forme di comunicazione, per conquistare il web e tornare a dare alla parola autorevolezza il giusto valore.

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