Ogni anno, in Italia, si registrano circa 15.500 nuovi casi di linfoma, di cui 13.271 riguardano il linfoma non Hodgkin e 2.218 il linfoma di Hodgkin. Nel 2024, la situazione clinica ha mostrato segni di miglioramento, con un numero crescente di pazienti che possono considerarsi guariti. Il 9 e 10 maggio 2025, Roma ospiterà la seconda edizione del convegno internazionale ‘The Lymphomas Conference’, un evento di rilevanza mondiale che vedrà la partecipazione di esperti del settore per discutere i progressi nella biologia e nel trattamento di tutti i tipi di linfomi.
Prospettive di cura per i linfomi
Gli specialisti evidenziano che i progressi nella ricerca hanno portato a risultati promettenti nel trattamento dei linfomi, in particolare per i pazienti con linfoma diffuso a grandi cellule B. Questa forma di linfoma non Hodgkin, nota per la sua aggressività, ha visto una significativa evoluzione nella terapia. Attualmente, circa il 60% dei pazienti trattati con le terapie di prima linea guarisce, con l’immunoterapia che offre nuove speranze anche a coloro che non rispondono più ai trattamenti standard. Prima dell’introduzione di queste terapie innovative, la sopravvivenza media per i pazienti era di solo sei mesi. Durante il convegno di Roma, i partecipanti discuteranno dell’importanza di anticipare l’immunoterapia come trattamento di prima linea per migliorare ulteriormente le percentuali di guarigione.
Un’altra area di ricerca in espansione riguarda la caratterizzazione molecolare del linfoma diffuso a grandi cellule B, che punta a sviluppare una medicina di precisione. Questo approccio prevede l’uso di indagini diagnostiche avanzate per identificare la terapia più adatta per ciascun paziente, sebbene attualmente tali test siano disponibili solo in centri specializzati. I risultati ottenuti nel trattamento del linfoma di Hodgkin sono altrettanto incoraggianti, con quasi il 90% dei pazienti in vita a cinque anni, rappresentando un traguardo significativo per l’oncologia moderna.
Il convegno di Roma e le sue tematiche
L’evento è organizzato dall’Unità di Ematologia e Trapianti dell’Irst ‘Dino Amadori’ di Meldola e gode del patrocinio di diverse associazioni, tra cui Ail, Aiom, Fil, Gitmo, Sie e Sies. Il direttore dell’Ematologia e Trapianti, Gerardo Musuraca, e il presidente del convegno, Nicola Normanno, direttore scientifico dell’Irst, hanno evidenziato l’importanza di questo incontro per il futuro della cura dei linfomi. I linfomi non Hodgkin, che comprendono un’ampia varietà di neoplasie ematologiche, richiedono approcci terapeutici diversificati, e il convegno rappresenta un’opportunità per condividere le ultime scoperte e pratiche cliniche.
Musuraca ha sottolineato che, grazie all’immunoterapia, è possibile curare una percentuale significativa di pazienti che in passato avevano poche speranze di sopravvivenza. Le terapie cellulari, come le Car-T, sono già approvate in Italia e utilizzate nella seconda linea di trattamento. Queste terapie sfruttano i linfociti del paziente modificati geneticamente per attaccare il tumore. Inoltre, gli anticorpi bispecifici, che agiscono come una sorta di “calamita” per attrarre le cellule T verso le cellule tumorali, sono in fase di studio per essere utilizzati anche in prime linee di trattamento.
Innovazioni e ricerche in corso
Durante il congresso, si prevede la partecipazione di Margaret Shipp, una delle ricercatrici più influenti nel campo della caratterizzazione molecolare dei linfomi. Ci si concentrerà sulla standardizzazione della profilazione molecolare, per garantire che i risultati siano riproducibili e confrontabili. A Meldola, è in corso uno studio di diagnostica molecolare approfondita, che mira a rendere la caratterizzazione molecolare facilmente accessibile attraverso l’uso di pannelli genetici e mutazionali già disponibili sul mercato. Questo studio coinvolgerà oltre 100 pazienti con linfoma diffuso a grandi cellule B, con l’obiettivo di correlare i dati molecolari con parametri clinici e radiologici.
Inoltre, sono in fase di sviluppo studi per l’uso di anticorpi bispecifici nella seconda linea di trattamento, un approccio che potrebbe migliorare ulteriormente i risultati già ottenuti con le terapie Car-T. Questi anticorpi potrebbero essere utilizzati in combinazione con la chemioterapia o come trattamento principale, aprendo nuove strade per la cura dei linfomi.
I progressi nella ricerca sui linfomi di Hodgkin sono altrettanto significativi. Il trattamento standard prevede l’uso di una combinazione di farmaci chemioterapici, con l’aggiunta di un anticorpo monoclonale anti-CD30 per potenziare l’efficacia della terapia. Durante il convegno, saranno presentati due studi innovativi che potrebbero cambiare le linee guida per il trattamento della malattia avanzata, dimostrando l’importanza di un approccio multidisciplinare e innovativo nella lotta contro i linfomi.
L’evento di Roma si profila come un’importante occasione di aggiornamento e collaborazione tra esperti internazionali, con l’obiettivo di generare nuove idee e progetti per il trattamento dei linfomi e migliorare la qualità della vita dei pazienti.
