Lunedì 14 aprile 2025, si celebra la Giornata internazionale dell’intolleranza al lattosio, un’occasione per riflettere su un fenomeno che sta diventando sempre più comune. L’immunologo Mauro Minelli, docente presso l’Università Lum, ha condiviso importanti informazioni riguardo alla gestione di questa condizione. L’intolleranza al lattosio può provocare sintomi spiacevoli come dolore addominale, diarrea e gonfiore, rendendo fondamentale una diagnosi corretta e non superficiale.
Il test per l’intolleranza al lattosio
Minelli sottolinea l’importanza di un test non invasivo, noto come breath test, per diagnosticare l’intolleranza al lattosio. Questo esame si svolge in modo semplice: il paziente deve espirare in un sacchetto prima e dopo l’assunzione di lattosio, con misurazioni effettuate ogni 30 minuti per tre ore. La valutazione del picco di gas idrogeno nell’aria espirata permette di stabilire se il lattosio viene digerito correttamente. In caso di deficit di lattasi, il lattosio non viene metabolizzato e provoca la fermentazione da parte dei batteri intestinali, generando gas e sintomi associati.
Minelli avverte che altri test, inclusi quelli genetici, non sono adeguati per diagnosticare l’intolleranza al lattosio. Molti individui escludono il lattosio dalla loro dieta senza una conferma clinica, il che può portare a una situazione paradossale. Un’astinenza prolungata dal latte e dai suoi derivati può in effetti causare un’intolleranza secondaria, poiché l’enzima lattasi, se non utilizzato, può inattivarsi. Inoltre, in presenza di disbiosi fermentativa, eliminare il lattosio non risolve i problemi intestinali, richiedendo un approccio più ampio e mirato.
Gestire l’intolleranza al lattosio
La corretta gestione dell’intolleranza al lattosio è essenziale e deve essere affidata a professionisti competenti. Minelli raccomanda di non ricorrere all’autodiagnosi e di consultare esperti in grado di fornire indicazioni chiare. In alcuni casi, l’assunzione di lattasi artificiale può consentire il consumo di latte e derivati, ma è fondamentale farlo con cautela. Le dosi di lattosio non dovrebbero superare le 4500 Unità FCC (Food Chemical Codex) per evitare reazioni avverse.
L’immunologo evidenzia che le diverse forme di intolleranza al lattosio possono manifestarsi con gravità variabile da individuo a individuo. È importante comprendere che il lattosio, uno zucchero presente nel latte, è composto da galattosio e glucosio, e la sua digestione dipende dall’enzima lattasi prodotto dalle cellule intestinali. Nelle persone intolleranti, la perdita parziale o totale di lattasi impedisce una corretta digestione, causando sintomi spiacevoli.
Differenze tra intolleranza e allergia al latte
Minelli chiarisce la distinzione tra intolleranza al lattosio e allergia al latte. Mentre l’intolleranza è legata a un difetto enzimatico, l’allergia è causata da una reazione immunologica alle proteine del latte, come alfa-lattoalbumina e caseina. Le reazioni allergiche possono essere severe e includere orticaria, asma e shock anafilattico. È importante notare che, mentre l’intolleranza al lattosio può regredire con la rigenerazione dell’enzima lattasi, l’allergia alle proteine del latte è una condizione persistente che richiede un’evitazione rigorosa.
Forme congenite e acquisite di intolleranza
Infine, Minelli distingue tra le forme congenite e quelle acquisite di intolleranza al lattosio. Le forme acquisite sono spesso il risultato di danni intestinali causati da allergie o disbiosi. Questi fattori possono portare a una riduzione della produzione di lattasi, aggravando i sintomi. È fondamentale che chi sospetta di avere un’intolleranza al lattosio si sottoponga a un’adeguata valutazione clinica per evitare complicazioni e migliorare la qualità della vita.
