Il gladiatore di York e il leone: scheletro rivela le lotte uomo-animale

Rinvenuto a York uno scheletro di gladiatore con segni di morsi di leone, confermando interazioni tra umani e animali feroci nell’Impero Romano e l’intrattenimento dell’epoca.

I resti di un giovane uomo, sepolto tra i 26 e i 35 anni, sono stati rinvenuti nel cimitero romano di Driffield Terrace a York, nel Regno Unito, a circa 2.000 chilometri dal Colosseo. Gli scienziati hanno scoperto che lo scheletro presenta segni di morsi di un grande felino, suggerendo un’interazione tra gladiatori e animali feroci nell’Impero Romano. Questa scoperta, avvenuta nel 2025, rappresenta una delle prime evidenze archeologiche di combattimenti tra esseri umani e animali, in particolare tra gladiatori e leoni.

La scoperta nel cimitero romano di York

Nel cimitero romano di York, uno dei più ben conservati al mondo, è stato recuperato lo scheletro di un uomo sepolto probabilmente tra il 200 e il 300 d.C. Questo individuo, sepolto insieme ad altri due corpi e ricoperto di ossa di cavallo, ha attirato l’attenzione dei ricercatori per i segni evidenti di attacchi da parte di un leone. Malin Holst, direttrice generale di York Osteoarchaeology e docente presso l’Università di York, ha descritto la scoperta come “estremamente emozionante”, sottolineando l’importanza di questa evidenza per comprendere meglio la vita dei gladiatori. I resti di questo giovane, che mostrano segni di ferite e malattie, confermano anche la presenza di animali esotici nelle arene di Eboracum, l’antico nome di York.

Il ruolo dei gladiatori nell’antica Roma

Le testimonianze storiche sui combattimenti tra gladiatori sono ben documentate, ma i resti fisici di questi combattenti sono relativamente rari. In Britannia, dove i Romani dominarono dal I al V secolo, non erano state trovate prove concrete di interazioni tra gladiatori e animali fino a oggi. Gli scienziati hanno collaborato con diverse università per analizzare i segni dei morsi e confermare che questi derivano da un leone. Holst ha evidenziato che i segni di morso sullo scheletro indicano che l’individuo fosse un gladiatore, piuttosto che un soldato o uno schiavo, come inizialmente ipotizzato. Questa scoperta rappresenta una conferma osteologica dell’interazione tra umani e grandi carnivori in un contesto di intrattenimento.

Le condizioni di vita e di morte del gladiatore

L’analisi dello scheletro ha rivelato che il giovane gladiatore soffriva di problemi alla colonna vertebrale, infiammazioni e malnutrizione infantile. La ferita da morso di leone, che non era guarita, è stata probabilmente la causa della sua morte. Si ritiene che dopo la morte, l’individuo sia stato decapitato, un rituale praticato in epoca romana. Gli studiosi hanno suggerito che questo gladiatore potesse essere un “Bestario“, un combattente che affrontava animali feroci nell’arena. Le scoperte suggeriscono che gli spettacoli di gladiatori si svolgevano anche a York, ben oltre il Colosseo, e che la città ospitava eventi di intrattenimento fino al IV secolo d.C.

I segni dei morsi e le implicazioni della ricerca

Lo scheletro presenta depressioni sul bacino, che sono state analizzate attraverso scansioni tridimensionali per confrontarle con i morsi di diversi animali. Gli scienziati hanno concluso che i segni erano compatibili con quelli di un leone, suggerendo che questi morsi fossero stati inflitti durante un attacco. Tim Thompson, professore di antropologia alla Maynooth University, ha sottolineato l’importanza di questa scoperta nel fornire nuove prove sui combattimenti gladiatori e sull’intrattenimento nell’Impero Romano. I risultati di questa ricerca possono rimodellare la comprensione della cultura dell’intrattenimento romano nella regione, rivelando come gli spazi degli anfiteatri fossero luoghi di brutali dimostrazioni di potere e spettacolo.

Le scoperte effettuate a Driffield Terrace continuano a offrire nuove informazioni sulla vita e le pratiche dei gladiatori, dimostrando come l’archeologia possa svelare aspetti inediti della storia.

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