Il 13 marzo 2025, un report della startup Lilac-Centro DCA ha rivelato dati allarmanti riguardo all’impatto dei social media sulla percezione del corpo e sul rapporto con il cibo tra gli italiani. Con oltre 42 milioni di utenti attivi sui social, equivalente al 71% della popolazione, gli italiani trascorrono quasi due ore al giorno su queste piattaforme. Questo uso intensivo ha portato a una crescente influenza nella vita quotidiana, contribuendo a una percezione distorta del proprio corpo rispetto alla realtà.
Indagine sui disturbi alimentari e social media
L’indagine condotta su un campione di oltre 600 giovani adulti, con un’età media di 30 anni, ha evidenziato che l’81% degli intervistati ritiene che i social media abbiano un impatto significativo sul loro rapporto con il cibo e il corpo. In occasione della Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla, dedicata ai disturbi del comportamento alimentare, è emerso che i contenuti social possono avere effetti dannosi. Tra i contenuti più problematici, le foto “Before & After” sono state indicate dal 34% degli intervistati come le più dannose. Seguono i post che normalizzano restrizioni alimentari estreme (24%) e i video “What I eat in a day” (17%), che mostrano dettagliatamente le scelte alimentari quotidiane.
Giuseppe Magistrale, co-fondatore e CEO di Lilac-Centro DCA, ha sottolineato che, sebbene i social media giochino un ruolo importante, i disturbi alimentari sono influenzati da una serie di fattori complessi, inclusi quelli biologici e psicologici. La presenza di contenuti digitali dannosi può aggravare vulnerabilità preesistenti, rendendo difficile il percorso di recupero.
La difficoltà di comprensione e accesso alle cure
Un altro aspetto emerso dall’indagine riguarda la scarsa comprensione dei disturbi alimentari da parte delle persone vicine agli interessati. Il 63% degli intervistati ha dichiarato che chi li circonda non comprende il loro disturbo. I pregiudizi persistono, con affermazioni come “È solo una questione di volontà” (40%) che continuano a circolare. Altri commenti comuni includono “È solo un capriccio” (12,5%) e “Se vuoi guarire, basta mangiare di più” (11%).
La ricerca ha anche rivelato che l’80% degli intervistati ha incontrato difficoltà nel trovare professionisti della salute specializzati nel trattamento dei disturbi alimentari. Filippo Perotto, co-fondatore di Lilac-Centro DCA, ha evidenziato che, anche dopo aver trovato un professionista, il 67% ha riferito di sentirsi minimizzato, con frasi come “Il tuo peso è nella norma, quindi non hai un problema”. Questo riflette un bisogno urgente di formazione per i professionisti che si occupano di salute mentale e alimentare.
Ostacoli all’accesso alle terapie
Lo studio ha messo in evidenza ulteriori ostacoli nell’accesso alle cure. Il 26% degli intervistati ha dichiarato di sentirsi “non abbastanza malato” per cercare aiuto, un fattore che porta a procrastinare la ricerca di supporto e può aggravare le proprie condizioni. Inoltre, il 19% ha segnalato che i costi delle terapie sono troppo elevati, un impedimento significativo per chi cerca aiuto.
Magistrale ha concluso sottolineando l’urgenza di interventi su più fronti, come la formazione degli operatori sanitari e campagne di sensibilizzazione per ridurre stigma e pregiudizi legati ai disturbi alimentari. È fondamentale anche una maggiore attenzione nella regolamentazione dei contenuti online che possono alimentare comportamenti dannosi.
