La recente sentenza della Corte d’Appello di Milano ha sollevato interrogativi nel campo della chirurgia estetica, portando alla luce la questione della specializzazione necessaria per operare in questo settore. Il 10 febbraio 2025, la Corte ha stabilito che un laureato in Medicina e Chirurgia, privo di una specializzazione in Chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica, non può definirsi chirurgo estetico. Questo pronunciamento è stato accolto con favore dalla Sicpre, la Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica, che ha sottolineato l’importanza di garantire ai pazienti la certezza di rivolgersi a professionisti adeguatamente formati.
Reazioni dei professionisti del settore
La sentenza ha suscitato reazioni contrastanti tra i professionisti del settore. Paolo Santanchè, noto chirurgo plastico, ha espresso il suo scetticismo riguardo all’efficacia delle nuove disposizioni. Nonostante la sentenza possa limitare l’abuso di titoli, Santanchè ha messo in evidenza la mancanza di controlli adeguati per sanzionare i falsi esperti. “Se non ci sono sanzioni, non cambierà nulla”, ha affermato, richiamando l’attenzione sul fatto che le normative esistenti non vengono rispettate e che la pubblicità nel settore è spesso irregolare.
Sicurezza dei pazienti
Un tema centrale sollevato da Santanchè riguarda la sicurezza dei pazienti. Egli ha ricordato che il numero di vittime legate a interventi di chirurgia estetica eseguiti da non specialisti è allarmante. “Negli ultimi cinque anni, ho contato almeno tre decessi legati a questi casi”, ha affermato, evidenziando che spesso tali episodi coinvolgono medici privi di specializzazione che operano in strutture non autorizzate. La situazione è aggravata dalla mancanza di controlli da parte degli organi competenti, che, secondo Santanchè, non intervengono finché non si verifica una tragedia.
Critiche agli organi di controllo
Il chirurgo ha anche criticato il ruolo degli organi di controllo, sottolineando che molte strutture operative a Milano risultano irregolari. “Senza denuncia, non si fa nulla”, ha detto, evidenziando che ci sono almeno cento ambulatori chirurgici non conformi a Milano. La sentenza della Corte d’Appello di Milano è un passo importante, ma senza un’efficace supervisione, il rischio per i pazienti rimane elevato.
Richieste di intervento legislativo
In risposta alla sentenza, la Sicpre e l’Aicpe (Associazione italiana di chirurgia plastica estetica) hanno chiesto un intervento legislativo per garantire che solo i chirurghi specializzati possano eseguire interventi di chirurgia estetica. Maurizio Ressa, presidente della Sicpre, ha sottolineato che l’attuale normativa consente a laureati in Medicina di eseguire interventi di chirurgia estetica senza specializzazione. Per questo motivo, la società scientifica sta lavorando a una bozza di legge per limitare tali pratiche.
Richiesta ufficiale al Senato
Roberto Bracaglia, presidente dell’Aicpe, ha presentato una richiesta ufficiale al Senato, evidenziando che nel settore pubblico sarebbe impensabile che un intervento chirurgico venisse eseguito da un medico non specializzato. La richiesta è quella di estendere queste normative anche al settore privato, per garantire la stessa attenzione alla salute dei pazienti.
Il dibattito sulla chirurgia estetica
La questione della chirurgia estetica e della necessità di regolamentazioni più severe rimane al centro del dibattito, con esperti del settore che continuano a chiedere misure concrete per tutelare i pazienti e garantire la qualità degli interventi. La sentenza della Corte d’Appello di Milano rappresenta un’opportunità per avviare una riflessione profonda su come migliorare la sicurezza e l’affidabilità nel campo della chirurgia estetica in Italia.
