Il congresso “Joint Peer to Peer” ha messo in luce un dato allarmante riguardo all’infezione da Hiv in Italia. Antonio Cascio, responsabile scientifico dell’evento, ha rivelato che tra il 7 e l’8% delle persone infette non è a conoscenza della propria condizione, contribuendo così alla diffusione del virus. L’incontro, che si svolge a Palermo dal 27 al 29 aprile 2025, si concentra sulle sfide delle comorbidità nei pazienti affetti da Hiv.
Il ritardo nella diagnosi dell’hiv
Secondo Cascio, il 60% delle nuove diagnosi di Hiv avviene in fase tardiva, con pazienti che presentano un numero di cellule T CD4 inferiore a 350. Di questo gruppo, il 40% mostra già segni di Aids. Attualmente, in Italia si stima che circa 140.000 persone siano infette da Hiv, ma 8-11.000 di esse non ne sono consapevoli. Questo rappresenta un serio rischio per la salute pubblica, poiché queste persone possono trasmettere il virus senza saperlo.
Cascio ha sottolineato che il ritardo nella diagnosi è attribuibile a diversi fattori. Negli ultimi anni, la percezione del rischio di contrarre l’Hiv è diminuita, e l’accesso ai test diagnostici non è sempre semplice, nonostante siano gratuiti e anonimi. Inoltre, lo stigma sociale e la paura di un risultato positivo continuano a rappresentare ostacoli significativi. Il direttore dell’UOC di Malattie Infettive del Policlinico Giaccone di Palermo ha evidenziato che, sebbene la profilassi pre-esposizione (PrEP) stia dando risultati positivi tra gli uomini che fanno sesso con uomini (MSM), le persone eterosessuali con comportamenti a rischio spesso non si sottopongono ai test.
Trattamento e prevenzione dell’hiv
Cascio ha chiarito che le persone infette che seguono regolarmente una terapia antiretrovirale non trasmettono il virus, come dimostrato dal principio “U=U” (Undetectable = Untransmittable). La terapia non solo previene la trasmissione, ma migliora anche la qualità della vita dei pazienti. Attualmente, le terapie sono più efficaci e meglio tollerate, consentendo a chi è affetto da Hiv di vivere una vita quasi normale.
Le terapie a lunga durata d’azione, che prevedono iniezioni ogni due mesi, rappresentano un’importante innovazione. Questi trattamenti garantiscono un livello adeguato di farmaco nel sangue, riducendo il rischio di resistenza virale. Inoltre, alleviano il carico psicologico associato all’assunzione quotidiana di farmaci orali, spesso stigmatizzata.
Comorbidità e prevenzione
Cascio ha evidenziato che le persone con Hiv hanno una qualità e una durata di vita simili a quelle delle persone non infette. Tuttavia, sono soggette a comorbidità legate all’invecchiamento, come diabete, ipertensione e malattie tumorali. Per questo motivo, è fondamentale un monitoraggio attento non solo dell’aderenza alla terapia, ma anche della salute generale, attraverso screening regolari.
La vaccinazione è un altro strumento cruciale per prevenire le malattie infettive. Ogni persona Hiv positiva dovrebbe ricevere vaccini contro infezioni prevenibili. Cascio ha concluso sottolineando l’importanza di uno stile di vita sano, che include una corretta alimentazione, attività fisica, e l’evitare fumo, alcol e droghe, per migliorare ulteriormente la salute dei pazienti.
