Aids, Andreoni: “Il 60% dei casi di diagnosi Hiv avviene in ritardo”

Il professor Massimo Andreoni denuncia la diagnosi tardiva di HIV in Italia, evidenziando il 60% dei casi avanzati e la necessità di aumentare screening e sensibilizzazione.

Il 16 aprile 2025, Massimo Andreoni, professore emerito di malattie infettive all’Università di Roma Tor Vergata e direttore scientifico della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (Simit), ha rilasciato dichiarazioni preoccupanti riguardo alla diagnosi tardiva di infezione da HIV in Italia. Durante l’evento “HIV Summit: Ending the HIV Epidemic in Italy“, che si è tenuto a Roma, Andreoni ha evidenziato come il 60% delle diagnosi avvenga quando il quadro clinico è già avanzato, con un’immunità compromessa a causa dell’infezione.

Il problema delle diagnosi tardive

Secondo Andreoni, è allarmante che molte persone, circa il 60%, hanno avuto contatti con medici di medicina generale e specialisti fino a 12 mesi prima della diagnosi, senza che questi ultimi siano riusciti a riconoscere i segni evidenti dell’infezione da HIV. Questo ritardo nella diagnosi non solo compromette la salute dei pazienti, ma riduce anche le loro aspettative di vita. Il professore ha sottolineato l’importanza di aumentare gli screening per l’HIV, poiché attualmente in Italia se ne fanno ancora troppo pochi.

Progressi nella ricerca e necessità di sensibilizzazione

Andreoni ha anche messo in luce i notevoli progressi nella ricerca sul trattamento dell’HIV, affermando che oltre il 90% dei pazienti in terapia ha il virus sotto controllo. Nonostante ciò, il numero globale di persone viventi con HIV rimane elevato, con circa 40 milioni di casi nel mondo. In Italia, l’infezione continua a diffondersi, in parte a causa della mancanza di consapevolezza e di discussione sull’argomento. Il professore ha esortato a riprendere il dialogo sull’HIV, evidenziando che la comunità deve tornare a informarsi e sensibilizzarsi riguardo a questa malattia.

Il profilo dei pazienti

Andreoni ha concluso il suo intervento descrivendo il profilo tipico delle persone che giungono alla diagnosi di infezione da HIV, notando che la maggior parte sono uomini, sia eterosessuali che omosessuali, mentre le donne, in particolare quelle eterosessuali e straniere, sono in numero inferiore. Questa distinzione demografica è utile per indirizzare le campagne di sensibilizzazione e screening, che devono essere adattate per rispondere meglio alle esigenze di tutte le categorie a rischio.

L’evento ha visto la partecipazione di rappresentanti istituzionali, esperti del settore medico e associazioni, tutti uniti nell’obiettivo di combattere l’epidemia di HIV in Italia e migliorare l’accesso alle diagnosi e ai trattamenti.

Condivi su: