Il dibattito sulle recenti modifiche al disegno di legge sulle prestazioni sanitarie continua a sollevare preoccupazioni tra i professionisti del settore. Il 15 aprile 2025, Guido Quici, presidente della Federazione Cimo-Fesmed, ha espresso le sue riserve in merito alle modifiche apportate al testo, approvato dal Senato e ora in attesa di discussione alla Camera. Quici ha messo in evidenza come, nella nuova versione del documento, siano state eliminate tre parole fondamentali che definivano il ruolo esclusivo del medico nella diagnosi, prognosi e terapia.
Le modifiche al disegno di legge
Quici ha sottolineato che il testo originale stabiliva chiaramente che la diagnosi, la prognosi e la terapia fossero prerogative “in maniera esclusiva” del medico. Tuttavia, l’ultima versione del disegno di legge, presentata dalla senatrice Elena Murelli, capogruppo della Lega nella commissione Affari sociali, ha modificato questa formulazione. Adesso si afferma che tali competenze “competono al medico in merito alla specifica situazione clinica“. Questo cambiamento ha suscitato interrogativi sul significato di tale precisazione, con Quici che ha rimarcato: “Cos’altro dovrebbe fare un medico?”
Il presidente della Federazione ha anche messo in guardia contro l’emendamento che cerca di estendere l’atto medico a tutti i professionisti sanitari. Secondo Quici, tale approccio non solo non risolverebbe i problemi esistenti, ma contribuirebbe a creare confusione e anarchia all’interno del sistema sanitario.
Le responsabilità dei professionisti sanitari
Quici ha puntualizzato l’importanza delle competenze specifiche di ciascun professionista sanitario, evidenziando che la formazione dei medici è nettamente diversa rispetto a quella di altri operatori. “Uniformare le professioni sanitarie verso la diagnosi e la terapia – ha avvertito – serve solo ad aumentare l’anarchia che oggi vige in numerosi settori della sanità“. Ha aggiunto che tale approccio non affronta la carenza di personale e non chiarisce le responsabilità di ciascun professionista, mettendo a rischio la sicurezza dei pazienti.
Inoltre, Quici ha evidenziato che il disegno di legge sembra riflettere una volontà di non procedere con assunzioni stabili di personale. Mentre si propone di contrastare il fenomeno dei gettonisti, si suggeriscono contratti di collaborazione precaria per specialisti ambulatoriali, senza alcun riferimento a concorsi a tempo indeterminato. Questo approccio, secondo il sindacalista, non fa altro che alimentare la precarietà nel settore sanitario.
Le prospettive future del Servizio sanitario nazionale
Quici ha concluso la sua analisi esprimendo preoccupazione per il futuro del Servizio sanitario nazionale. Ha sottolineato che il sistema, così com’è strutturato, non è in grado di garantire un’assistenza adeguata ai cittadini. Le promesse di rimuovere il tetto alla spesa per il personale sanitario, che sono state fatte da diverse parti nel corso degli anni, rimangono inattuate. Questo stato di cose porta a una continua precarietà e confusione, lasciando in dubbio se il Servizio sanitario nazionale attuale possa rispondere adeguatamente alle esigenze della popolazione.
La questione rimane aperta e la discussione continua mentre il disegno di legge si prepara ad affrontare l’esame della Camera, con l’attenzione rivolta a come le modifiche influenzeranno il panorama sanitario italiano.
