Il 14 aprile 2025, la Federazione della Funzione Pubblica dei Dirigenti, Professionisti e Alte Professionalità, insieme alla Federazione Cimo-Fesmed, ha indirizzato una lettera al ministro per la Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, esprimendo l’urgenza di una riforma nella contrattazione pubblica. Le due organizzazioni chiedono di unificare i rinnovi contrattuali dei trienni 2022-2024 e 2025-2027 in un’unica tornata, sottolineando la necessità di una “svolta netta” per ripristinare la credibilità nel settore.
Situazione attuale della contrattazione pubblica
La lettera evidenzia un blocco significativo nella contrattazione, con il solo Ccnl 2022-2024 per il comparto delle funzioni centrali già firmato. Gli altri comparti, comprese le aree della dirigenza e delle alte professionalità, non hanno ancora avviato le trattative. Questo ritardo ha un impatto economico notevole: secondo Fp Cida, i funzionari pubblici stanno perdendo mediamente circa 400 euro lordi al mese, mentre dirigenti e professionisti pubblici vedono una perdita quasi di 600 euro al mese. Per i medici, Cimo-Fesmed ha calcolato che la perdita mensile, solo per il triennio 2022-2024, si attesta intorno ai 400 euro lordi.
La situazione attuale mette in evidenza come il mancato rinnovo contrattuale influisca direttamente sul potere d’acquisto e sulla motivazione del personale pubblico. Le organizzazioni sottolineano che il totale stanziato per i rinnovi contrattuali, come riportato da Aran, ammonta a 31 miliardi di euro distribuiti su nove anni. Di questi, 20 miliardi sono destinati ai trienni 2022-2024 e 2025-2027, mentre 11 miliardi sono previsti per il periodo 2028-2030. Questa cifra, secondo le federazioni, rende tecnicamente possibile l’accorpamento dei trienni.
Le proposte delle federazioni
Roberto Caruso, presidente di Fp Cida, ha dichiarato che l’unificazione dei due trienni rappresenterebbe un’opportunità per accelerare i tempi e dimostrare rispetto verso i lavoratori pubblici. Tuttavia, ha avvertito che per affrontare adeguatamente le necessità della vasta platea di oltre 3 milioni di lavoratori pubblici, incluse le figure non contrattualizzate, è necessario integrare le risorse. L’attuale stanziamento, pur essendo significativo, non è sufficiente per garantire un rinnovo dignitoso e tempestivo dei contratti.
Guido Quici, presidente di Cimo-Fesmed, ha aggiunto che la fuga dei medici dal Servizio Sanitario Nazionale rappresenta una minaccia per la sanità pubblica. Ha sottolineato che l’unico modo per fermare questo fenomeno è rendere nuovamente attrattivo il lavoro nelle strutture sanitarie pubbliche, migliorando le condizioni lavorative e aumentando gli stipendi per renderli competitivi con quelli degli altri Paesi europei.
La lettera inviata al ministro Zangrillo rappresenta non solo un appello per una riforma necessaria, ma anche un tentativo di affrontare una crisi che potrebbe avere conseguenze a lungo termine sulla qualità dei servizi pubblici in Italia.
