Il lupus eritematoso sistemico (LES) rappresenta una malattia autoimmune complessa, che colpisce prevalentemente le donne in età fertile. Recenti sviluppi nella terapia offrono nuove speranze per le pazienti, permettendo non solo di gestire i sintomi, ma anche di considerare la possibilità di remissione e di gravidanza. Il 14 marzo 2025, il professor Fabrizio Conti, specialista in Reumatologia presso l’Università Sapienza e direttore della UOC di Reumatologia del Policlinico Umberto I di Roma, ha condiviso importanti aggiornamenti riguardo ai progressi terapeutici nel trattamento del LES.
Il cambiamento nel paradigma terapeutico
Negli ultimi dieci anni, il trattamento del lupus ha subito una significativa evoluzione. Secondo il professor Conti, l’introduzione degli inibitori di JAK, disponibili in Italia dal dicembre 2017 per l’artrite reumatoide, ha cambiato il modo di affrontare questa patologia. Questi farmaci mirano a spegnere le complicanze associate, come la nefrite lupica, e possono persino portare a una riduzione dell’uso di cortisone, un farmaco tradizionalmente utilizzato in alte dosi per il trattamento del lupus. La capacità di raggiungere la remissione è un passo fondamentale per migliorare la qualità della vita delle pazienti.
Il lupus si manifesta in modo variabile, con sintomi che possono includere eritemi cutanei e sensibilità alla luce, ma può anche interessare organi vitali come reni e sistema nervoso centrale. La complessità della malattia rende essenziale un approccio terapeutico personalizzato e mirato.
Implicazioni per le donne e la gravidanza
La presidente del Gruppo LES ODV, Rosa Pelissero, ha evidenziato come il lupus colpisca in modo preponderante le donne, con un rapporto di incidenza di 9 a 1 rispetto agli uomini. La diagnosi di lupus rappresenta un cambiamento radicale nella vita delle pazienti, costrette ad adattarsi a una nuova normalità. In passato, l’obiettivo principale della terapia era garantire la sopravvivenza, con il cortisone come unica opzione disponibile. Oggi, grazie ai nuovi farmaci, le donne affette da lupus possono pianificare una gravidanza, un traguardo impensabile fino a pochi anni fa.
Pelissero ha sottolineato l’importanza della ricerca continua per sviluppare farmaci sempre più efficaci e con minori effetti collaterali, affinché le pazienti possano affrontare la malattia con maggiore serenità e senza rinunciare ai propri progetti di vita.
Meccanismi d’azione degli inibitori di JAK
Il decorso del lupus è caratterizzato da fasi di attività e fasi di quiescenza, come spiegato dal dottor Gian Domenico Sebastiani, direttore della UOC di Reumatologia dell’Azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini di Roma. Gli inibitori di JAK, che agiscono per via orale, inibiscono l’attività di citochine pro-infiammatorie, differenziandosi dai farmaci precedentemente utilizzati. La loro somministrazione è più semplice, il che facilita l’aderenza al trattamento.
Gianluca Moroncini, professore di Medicina Interna e direttore del Dipartimento di Scienze Cliniche e Molecolari presso l’Università Politecnica delle Marche, ha sottolineato che questi farmaci bloccano specifici enzimi che attivano recettori cellulari. Il suo centro sta attualmente conducendo uno studio clinico multicentrico per valutare l’efficacia di questi inibitori nel trattamento del lupus, con l’attesa di risultati promettenti che possano confermare i benefici già osservati in altre patologie, come l’artrite reumatoide e l’artrite psoriasica.
Le nuove scoperte nel campo della reumatologia offrono un raggio di speranza per le donne affette da lupus, aprendo la strada a trattamenti più efficaci e a una qualità della vita significativamente migliorata.
