Una nuova frontiera nella lotta contro il melanoma avanzato sta emergendo grazie a un innovativo trattamento basato su un virus dell’herpes simplex geneticamente modificato, denominato Rp1, combinato con il farmaco immunoterapico nivolumab. Questo approccio terapeutico offre una speranza concreta ai pazienti che non rispondono più alle terapie standard, secondo i risultati di uno studio clinico presentato a Napoli durante il Melanoma Bridge e l’Immunotherapy Bridge. La ricerca, che ha coinvolto 140 partecipanti, dimostra che circa un terzo di essi ha ottenuto risultati positivi, rivelando così nuove possibilità terapeutiche.
Il contesto della ricerca sul melanoma avanzato
Il melanoma è una forma aggressiva di tumore della pelle che può progredire rapidamente, rendendo cruciale l’identificazione di nuovi approcci terapeutici. Nonostante i progressi significativi nelle opzioni di trattamento, molti pazienti affetti da melanoma avanzato non riescono a trarre alcun vantaggio dalle terapie attualmente disponibili. Alcuni pazienti presentano una mancanza di risposta iniziale alle terapie immunologiche anti-Pd1, mentre altri, che inizialmente rispondono, sviluppano nel tempo una resistenza alla continuazione delle cure. Questa situazione ha spinto la comunità scientifica a cercare nuovi metodi terapeutici e la combinazione di Rp1 e nivolumab potrebbe rappresentare un importante passo in avanti.
Il virus oncolitico Rp1 e la sua azione terapeutica
Rp1 è un virus oncolitico prodotto da Replimune, progettato specificamente per infettare e distruggere le cellule tumorali. Questa forma di immunoterapia sfrutta il potere di un ceppo del virus herpes simplex, al quale sono state aggiunte due molecole – Galv-Gp R e Gm-Csf – che amplificano la capacità del virus di eliminare il tumore e potenziare la risposta immunitaria del corpo contro le cellule tumorali. L’obiettivo è quello di agire direttamente sulle cellule maligne, stimolando nel contempo il sistema immunitario per combattere il tumore in maniera più efficace.
Secondo i dati preliminari ottenuti dallo studio clinico, l’associazione di Rp1 con nivolumab ha mostrato risultati incoraggianti. La combinazione sembra riuscire a indurre risposte oggettive in circa un terzo dei pazienti sottoposti a trattamento, con risposte che si sono rivelate durevoli, in alcuni casi fino a due anni. Questi risultati suggeriscono quindi un potenziale significativo per questo regime terapeutico, specialmente per quei pazienti che non hanno più opzioni di trattamento disponibili.
Le prospettive future per i pazienti con melanoma
Paolo A. Ascierto, presidente della Fondazione Melanoma e direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative presso l’Istituto Pascale di Napoli, ha sottolineato l’importanza di queste nuove scoperte. “Le attuali evidenze dimostrano che Rp1 e nivolumab rappresentano una combinazione promettente“, ha affermato Ascierto. “Non solo stiamo osservando risposte oggettive, ma anche la sicurezza del trattamento sembra confermata, aprendo la strada a nuove speranze per i pazienti.“
La ricerca è ancora in fase di studio, ma i risultati preliminari indicano che questo regime terapeutico potrebbe non solo migliorare le condizioni dei pazienti ma anche allungarne notevolmente la sopravvivenza. Mentre il campo dell’immunoterapia continua a evolversi, l’emergere di terapie innovative come questa potrebbe rivoluzionare le prospettive di cura per molti malati di melanoma avanzato, portando nuova luce in un settore della medicina oncologica ancora complesso e sfidante.