La violenza di genere ha conseguenze non solo psicologiche e fisiche, ma anche molecolari. Recenti studi hanno messo in luce come le esperienze traumatiche possano alterare il DNA delle donne vittime di violenza. L’Istituto Superiore di Sanità ha lanciato il progetto Epi-We per analizzare queste modifiche genetiche e la loro durata nel tempo. Questo articolo esplorerà le fasi della ricerca e i corsi formativi promossi dall’Iss per combattere la violenza di genere.
Epi-We: obiettivi e fasi della ricerca
Il progetto Epi-We si pone come obiettivo principale quello di comprendere come le esperienze di violenza possano lasciare segni tangibili nel DNA delle donne, con l’intento di sviluppare strategie di prevenzione più mirate. I ricercatori dell’Iss si stanno concentrando sull’analisi delle modifiche epigenetiche, cambiamenti chimici che influiscono sul modo in cui i geni si esprimono senza alterarne la sequenza. Questi studi potrebbero fornire informazioni preziose per le strategie di intervento clinico e per la promozione della salute, creando un vero e proprio programma di prevenzione su misura per le vittime.
Attualmente, il progetto è nella fase di raccolta dati e campioni biologici, con un appello aperto a tutte le donne che desiderano partecipare attivamente. La possibilità di donare un campione biologico rappresenta un metodo semplice ed efficace per contribuire a ricerche fondamentali per la salute pubblica. Come ha evidenziato Simona Gaudi, coordinatrice di Epi-We: “Già 70 donne hanno risposto e aderito al progetto, evidenziando un grande interesse e una consapevolezza crescente riguardo all’importanza di questo tema.”
Questa fase di raccolta diventa ancora più significativa in prossimità della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne, che ricorre il 25 novembre, momento in cui è cruciale focalizzare l’attenzione sulle problematiche connesse alla violenza di genere e sulle strategie di intervento.
Formazione al personale sanitario: un passo verso la prevenzione
In parallelo alle attività di ricerca, l’Iss ha avviato corsi di formazione rivolti agli operatori sanitari con l’obiettivo di migliorare la capacità di riconoscere e intervenire in situazioni di abuso. Questi corsi hanno già formato oltre 18.000 operatori all’interno dei pronto soccorsi e più di 2.000 professionisti sul territorio. Anna Colucci, ricercatrice dell’Unità Operativa di Ricerca Psico-Socio-Comportamentale dell’Iss, ha sottolineato l’importanza di queste formazioni: “Rilevare la violenza sulle donne che arrivano nei pronto soccorsi non è affatto un processo scontato.”
L’istruzione del personale sanitario è cruciale, poiché il primo contatto delle vittime con il sistema sanitario può determinare non solo l’immediata assistenza, ma anche il percorso di recupero. La formazione mira a dotare gli operatori di strumenti pratici e conoscenze necessarie per affrontare le situazioni di violenza in modo efficace e sensibile, creando un ambiente sicuro per le pazienti.
Le sfide nella rilevazione della violenza di genere
Riconoscere la violenza contro le donne non è un compito semplice, poiché molte vittime temono di esporre la loro situazione per paura di ritorsioni. Spesso, le donne appartenenti a diverse fasce d’età e contesti socio-culturali si trovano in una posizione vulnerabile e possono sentirsi sole o stigmatizzate. Colucci ha evidenziato il fenomeno della vittimizzazione secondaria, in cui le donne possono sentirsi ulteriormente giudicate o trascurate nel raccontare le loro esperienze.
Le ricercatrici dell’Iss stanno lavorando per affrontare queste difficoltà, sviluppando modelli di comunicazione e approccio che possano facilitare il dialogo tra medici e pazienti. Il superamento dello stigmatizzazione e la creazione di un’atmosfera di fiducia sono fondamentali affinché le vittime si sentano incoraggiate a denunciare e a cercare aiuto.
Attraverso iniziative come Epi-We e i corsi di formazione per operatori sanitari, l’Istituto Superiore di Sanità si impegna a creare un ambiente più sicuro e accogliente per le donne che subiscono violenza, avviando un percorso di ricerca che ha il potenziale di portare a soluzioni concrete nel contrasto a questo grave problema sociale.