L’associazione Aisf avvia in Sardegna uno sciopero della fame a staffetta per richiedere il riconoscimento della fibromialgia all’interno dei Livelli Essenziali di Assistenza . Questo movimento mira a sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni su una patologia riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sin dagli anni Novanta come una condizione muscolo-scheletrica invalidante. Il tentativo di attirare l’attenzione del governo è reso urgente dall’esclusione di questa malattia dalla lista delle condizioni trattate dagli enti sanitari pubblici.
La sindrome di fibromialgia e la sua riconoscibilità
La fibromialgia è una patologia complessa caratterizzata da un insieme di sintomi, tra cui dolori muscolari diffusi, affaticamento, disturbi del sonno e problemi cognitivi. Coloro che ne soffrono vivono quotidianamente una battaglia per il riconoscimento della loro malattia, spesso definita invisibile. Questo termine si riferisce proprio al fatto che i sintomi non hanno segni visibili, rendendo difficile la comprensione da parte di chi non ne è affetto.
L’assenza del riconoscimento della fibromialgia nei Lea implica che i pazienti debbano sostenere ogni costo medico. Non esiste un percorso diagnostico standardizzato che permetta loro di accedere ai trattamenti attraverso il sistema sanitario nazionale, costringendoli a pagare di tasca propria visite, esami e terapie. Questo aggravante economico si unisce alla difficoltà di affrontare una malattia non sempre compresa.
L’impegno dell’associazione Aisf e la testimonianza di Barbara Figus
L’Aisf è in prima linea nella lotta per il riconoscimento della fibromialgia. Recentemente, Barbara Figus, operatrice sanitaria di 53 anni di Villanovaforru, ha aderito personalmente allo sciopero della fame, esprimendo la sua preoccupazione per la situazione attuale. In un’intervista ha dichiarato: “Ho aderito anche a nome del Comitato Fibromialgici Sardi. Devo dire con grande difficoltà, sperando di svegliare qualcuno che invece dorme da anni.”
L’azione di sciopero della fame è iniziata a Sassari e si è ora estesa al Medio Campidano. L’iniziativa ha una durata di ventiquattro ore e rappresenta un grave sacrificio, non solo simbolico, ma anche fisico, data l’importanza continua della terapia medica per i pazienti. La protesta è motivata dal desiderio di ottenere una risposta concreta dalle autorità competenti sul riconoscimento e l’inclusione della fibromialgia nei Lea.
Una battaglia che continua: la manifestazione nazionale a Roma
Oltre allo sciopero della fame, Aisf ha promosso una manifestazione nazionale a Roma, sotto il segno di una protesta che cerca di dare visibilità a una condizione troppo a lungo trascurata. “Continuiamo a essere invisibili – ha commentato Figus – la fibromialgia è ormai considerata una malattia invisibile. Noi ci stiamo ribellando a questo punto.” La richiesta di attenzione è forte e crescente, e il numero di partecipanti aumenta giorno dopo giorno.
L’interrogativo sul termine della protesta rimane senza risposta. “Non so quando finirà – ha detto Figus – perché sinceramente stanno aderendo tantissime persone.” L’auspicio è che le istituzioni offrano risposte che possano finalmente portare a un cambiamento significativo nella vita di questi pazienti, che da troppo tempo attendono di essere ascoltati e supportati nel loro percorso di salute.