Nell’ambito delle prestazioni sanitarie non erogate durante l’emergenza Covid-19, la Corte dei conti ha recentemente pubblicato un’analisi approfondita riguardante la riduzione delle liste di attesa per le prestazioni sanitarie. Il rapporto, composto da 180 pagine, evidenzia significative criticità nella metodologia utilizzata per raccogliere e analizzare i dati forniti da Regioni e Province autonome. L’analisi sottolinea la mancanza di omogeneità e di sistemi informativi strutturati, che potrebbero garantire un monitoraggio più efficace delle risorse stanziate, ammontanti a 2 miliardi di euro dal 2020 al 2024.
Metodologia di raccolta e problematiche legate ai dati
La Corte dei conti ha evidenziato come i dati relativi alle liste d’attesa siano stati raccolti attraverso una metodologia che si basa su autocertificazioni fornite dalle singole Regioni e Province autonome. Questa situazione ha portato a dati che risultano spesso parziali e disomogenei, rendendo difficile un confronto accurato e un’analisi coerente delle informazioni. La mancanza di flussi informativi nazionali e di sistemi integrati, secondo il documento, limita la capacità di monitoraggio da parte del Ministero della Salute, che si trova nel caos di gestire informazioni contenute in report non sempre aggiornati.
La situazione è ulteriormente complicata dal fatto che le autonomie territoriali non forniscono in modo tempestivo informazioni sul raggiungimento degli obiettivi programmati. Ciò pone interrogativi sull’efficacia delle politiche adottate per ridurre le liste di attesa e sull’eventuale utilizzo delle risorse economiche destinate a sanare disavanzi sanitari piuttosto che a garantire un reale abbattimento delle liste di attesa.
Allocazione delle risorse e utilizzo finale
La relazione della Corte dei conti mette in evidenza come la spesa rendicontata nel quarto trimestre del 2022 rappresenti solo il 70% del totale stanziato, che ammonta a circa 348 milioni di euro su un budget complessivo di 500 milioni. Di questo importo, una parte significativa, pari a 150 milioni di euro, era destinata a coinvolgere strutture private accreditate. Tuttavia, la mancanza di un adeguato meccanismo di acquisizione dei dati ha portato a una situazione in cui non è possibile valutare in modo preciso l’effettivo utilizzo delle risorse disponibili.
In tal modo, la Corte sottolinea il rischio che le Regioni e le Province autonome possano orientare l’impiego delle risorse al ripianamento dei propri disavanzi, piuttosto che alla riduzione delle liste di attesa. La normativa attuale prevede finalizzazioni specifiche per l’uso delle risorse, ma l’interpretazione e l’attuazione da parte delle autorità locali possono variare, portando a conseguenze inattese.
Prospettive per un monitoraggio efficace
La Corte dei conti ha espresso preoccupazione per l’attuale approccio e ha auspicato un miglioramento significativo nel monitoraggio e nel coordinamento delle attività legate alla riduzione delle liste di attesa. Un apparato organizzativo più strutturato e un sistema informativo integrato potrebbero promettere di facilitare il conseguimento degli obiettivi fissati. Questo miglioramento è particolarmente urgente alla luce delle ingenti risorse finanziarie recentemente stanziate per affrontare il problema delle liste di attesa.
In questo contesto, diventa fondamentale che le istituzioni sanitarie locali e nazionali collaborino per creare un sistema di rendicontazione e monitoraggio che garantisca maggiore trasparenza e accountability. Solo in questo modo sarà possibile valutare l’efficacia delle misure adottate e assicurare che le risorse pubbliche siano impiegate nel modo migliore possibile, mirando a un vero miglioramento dei servizi sanitari offerti ai cittadini.