Riforma delle tariffe sanitarie: il settore privato accreditato in crisi

Il nuovo nomenclatore tariffario, in vigore dal 2025, preoccupa il settore sanitario: tagli fino al 38% potrebbero aumentare le liste d’attesa e compromettere la qualità dei servizi.
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Il dibattito sulle nuove tariffe di visite ed esami nel settore sanitario si intensifica in vista dell’entrata in vigore del nuovo nomenclatore tariffario, prevista per il primo gennaio 2025. Con tagli che possono arrivare fino al 38% rispetto a prezzi che non subiscono variazioni da oltre 30 anni, le conseguenze per le strutture del privato accreditato e per le Aziende sanitarie locali sono motivo di forte preoccupazione. In questo contesto, Mariastella Giorlandino, presidente dell’Unione nazionale ambulatori, poliambulatori, enti e ospedalità privata , ha espresso le sue preoccupazioni agli organi di informazione, evidenziando come tali misure possano portare a gravi ripercussioni per la sanità pubblica e per i cittadini.

Aumento delle liste d’attesa e chiusura delle strutture

La riforma tariffaria non avrà solo un impatto diretto sulle strutture del privato accreditato, ma potrebbe anche riflettersi negativamente sul sistema sanitario complessivo. Giorlandino sottolinea che, con il nuovo tariffario, chi già è vicino ai limiti operativi delle proprie strutture potrebbe trovarsi costretto a chiudere. “Se oggi le agende di lavoro delle strutture chiudono il 20 del mese, tra poco tempo chiuderanno addirittura il 10,” afferma la presidente. Questo scenario si tradurrebbe in un aumento vertiginoso delle liste d’attesa, costringendo i pazienti a riversarsi sul sistema pubblico, già sotto pressione.

Il timore è che, mentre gli ambulatori privati riducono la propria capacità di fornire servizi, il settore pubblico non sarà in grado di assorbire tutti quelli che necessitano di visite e screening. Questa situazione potrebbe generare un significativo aggravio per i pazienti, che si troverebbero a dover attendere tempi molto più lunghi per avere accesso a cure e prestazioni necessarie.

La richiesta di rivedere il nuovo tariffario

Giorlandino ha anche fatto un appello chiaro al Governo e al Ministro della Salute, Orazio Schillaci, affinché vengano riviste le nuove disposizioni. La presidente dell’Uap ha sottolineato la necessità di un dialogo costruttivo con le istituzioni, sottolineando che “i fondi per la sanità vanno trovati eliminando altre spese del Servizio sanitario nazionale.” Non è solo un problema di bilancio, ma è anche una questione di interazione tra il pubblico e il privato, che deve avvenire in modo più sinergico per garantire un servizio realmente efficace e accessibile ai cittadini.

Richiamando le riflessioni dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali , Giorlandino ha affermato che è fondamentale comprendere come vengano effettuati i calcoli per il nomenclatore ed esaminare seriamente le ripercussioni economiche delle nuove tariffe. La presidente ha inoltre evidenziato come il costo per un elettrocardiogramma , che prevede anche la presenza di un medico e di un infermiere, fissato in 17 euro, risulti insostenibile per le strutture. La questione economica si intreccia quindi con quella qualitativa, poiché si deve garantire una diagnosi adeguata che solo professionisti del settore possono fornire al paziente.

La rappresentanza del privato accreditato

L’Uap rappresenta una rete di 27.000 strutture e circa 350.000 dipendenti dislocati su tutto il territorio nazionale, un numero significativo che sottolinea l’importanza di queste realtà all’interno del sistema sanitario italiano. La crisi che sta per abbattersi su queste strutture, se non si attuano misure correttive, non riguarda solo i dipendenti e le loro famiglie, ma avrà ripercussioni più ampie sulla qualità del servizio fornito ai cittadini.

In un momento in cui il sistema sanitario italiano deve affrontare già numerose sfide, dalla carenza di personale ai finanziamenti inadeguati, un ulteriore aggravio di stress sul comparto privato rischia di attuare un circolo vizioso di inefficienza e insoddisfazione. La situazione richiede quindi una solida riflessione da parte del Governo, e l’occasione per un cambio di rotta potrebbe rappresentare un’opportunità da cogliere per ristrutturare e rendere più efficiente l’intero sistema sanitario nazionale.

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