Nella cornice del Welfair 2024, evento dedicato alla salute e al benessere organizzato a Roma, si è riacceso il dibattito sulla questione del payback per le aziende del settore dei dispositivi medici. Anna Citarella, vice presidente di Confindustria Dispositivi Medici, ha espresso con fermezza la necessità di affrontare questa problematica che, secondo lei, grava pesantemente non solo sulle aziende, ma anche sui pazienti e sulle loro famiglie. La posizione di Citarella si colloca in un contesto in cui le misure retroattive imposte dal governo minacciano la stabilità di molte imprese del comparto, con effetti devastanti sull’occupazione.
La criticità del payback e le sue conseguenze
Il sistema del payback, che richiede alle aziende del settore di compensare le spese sanitarie superiori ai budget regionali, ha messo in allerta gli imprenditori. Citarella ha affermato che l’applicazione di questa norma ha costretto le imprese a dover sborsare oltre 1 miliardo di euro retroattivamente, un onere che costringe le aziende a rivedere i propri bilanci e potrebbe condurre alla chiusura di oltre 1.400 realtà imprenditoriali. Ciò si traduce in un rischio occupazionale per più di 190 mila lavoratori, un numero che evidenzia la fragilità del settore. Citarella ha sottolineato che la cancellazione di questa norma è fondamentale non solo per il futuro delle aziende, ma anche per garantire un adeguato accesso alle cure per i cittadini.
Dall’altra parte, Gennaro Broya de Lucia, presidente di Pmi Italia, ha rincarato la dose affermando che il payback non solo colpisce le aziende, ma ha un impatto diretto sull’erogazione dei servizi sanitari. Ha esortato le autorità competenti a intervenire prontamente per scongiurare un futuro in cui il comparto MedTech italiano possa essere spazzato via da una legislazione ingiusta e inadeguata.
Urgenza di riforma nella gestione del pronto soccorso
Tra le altre problematiche discusse al Welfair 2024, vi è la grave insufficienza di personale nel settore della medicina d’urgenza. Adolfo Pagnanelli, direttore del Dea Policlinico Campus Bio-Medico di Roma, ha evidenziato le difficoltà di reclutamento, con meno del 50% dei posti a concorso coperti e una preoccupante prospettiva che vede l’80% dei posti di specializzazione in medicina d’urgenza destinati a rimanere vacanti. Questa carenza di professionisti è un campanello d’allarme per la gestione delle emergenze sanitarie e rappresenta una delle sfide più imminenti per il sistema sanitario.
La mancanza di personale qualificato si traduce in un aumento del carico di lavoro per i medici attualmente in servizio e può compromettere la qualità dell’assistenza. La situazione è critica, e sono necessari cambiamenti significativi per attrarre e trattenere specialisti nel settore, in particolare nelle aree di pronto soccorso che richiedono un alto livello di competenza e resistenza.
Le zone blu e la salute pubblica: opportunità di apprendimento
All’evento si è anche discusso del concetto di “zone blu”, aree geografiche in cui gli abitanti mostrano un’aspettativa di vita notevolmente più alta rispetto alla media. Jorge Eduardo Vindas Lopez, fondatore della Asociación Peninsula de Nicoya in Costa Rica, ha spiegato come fattori moderni stiano minacciando queste aree, e ha aggiunto che se alcune zone blu stanno diminuendo, altre si stanno sviluppando in luoghi come la Martinica, Guadeloupe e Galizia.
Giovanni Scapagnini, neuroscienziato, ha rimarcato l’importanza di studiare queste zone blu non solo per il benessere dei singoli, ma per trasferire modelli di vita sani a una popolazione più ampia. Si stima che, in Italia, l’aspettativa di vita media sia di 85 anni, tuttavia l’aspettativa di vita in salute si blocca a 60 anni, evidenziando un forte gap che richiede attenzione e intervento. Secondo Paolo Ciani, segretario della XII Commissione della Camera dei Deputati, è cruciale riflettere su come la cultura e la società affrontano l’invecchiamento, così da sviluppare strategie adeguate per una vita sana nelle fasce più mature della popolazione.
L’importanza della prevenzione nella salute pubblica
L’argomento della prevenzione ha ricoperto un ruolo centrale durante il dibattito, con Sandro Michelini, presidente dell’Associazione Internazionale Lwa, che ha messo in evidenza le sfide legate a patologie come il lipedema, riconosciuto dall’OMS solo nel 2018. Questa condizione, sottostimata e complessa, richiede un approccio olistico che combini una corretta gestione del peso, attività fisica e stili di vita salutari.
David Brenner, professore di Cancer Metabolism, ha incoraggiato un maggiore focus sulla prevenzione, evidenziando che molte malattie croniche associate a mortalità possono essere evitate con modifiche allo stile di vita. La restrizione calorica, l’esercizio fisico regolare e l’abbandono del fumo possono influire positivamente sull’espressione dei geni coinvolti nell’invecchiamento, riducendo il rischio di patologie gravi.
La questione della parità di genere in sanità
Nel corso del Welfair, è emersa anche l’importanza della parità di genere nel settore sanitario, con Monica Calamai, direttore generale Ausl Ferrara, a sottolineare che il 70% degli operatori sanitari è rappresentato da donne, ma solo meno del 30% occupa posizioni di leadership. Ha evidenziato che la medicina di genere è essenziale per un approccio più equo e personalizzato alle cure, che prenda in considerazione le differenze biologiche e sociali tra uomini e donne.
Infine, Angelo Aliquò, direttore generale Ao San Camillo Forlanini, ha sottolineato l’importanza di investire nella ricerca per migliorare la qualità della vita e sostenere i sistemi sanitari. La collaborazione tra il settore pubblico e privato potrebbe rivelarsi vitale per raggiungere questo obiettivo, contribuendo a creare una società più civile e preparata a fronteggiare le sfide future in ambito sanitario.