Un paziente su tre visita il pronto soccorso prima della diagnosi di cancro: i dati di uno studio canadese

Un terzo dei pazienti oncologici in Canada visita il pronto soccorso prima della diagnosi, evidenziando la necessità di migliorare la gestione dei sintomi e l’accesso ai servizi sanitari.
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Un nuovo studio pubblicato sul Canadian Medical Association Journal ha rivelato un dato allarmante: circa un paziente su tre a cui è stato diagnosticato un cancro si reca in pronto soccorso nei novanta giorni precedenti alla diagnosi. Questo fenomeno, che coinvolge un’ampia porzione della popolazione canadese, solleva interrogativi sulla gestione dei sintomi preannunciatori di malattie oncologiche e mette in luce le difficoltà che i pazienti affrontano nel tentativo di ottenere una diagnosi tempestiva.

L’analisi dei dati: un campione significativo

Nell’ambito dello studio, i ricercatori hanno esaminato i dati di oltre 650.000 pazienti diagnosticati con cancro in Ontario tra il 2014 e il 2021. I risultati indicano che il 35% di questi pazienti, pari a 229.683 individui, aveva fatto accesso al pronto soccorso nei novanta giorni che precedevano la diagnosi. Un dato inquietante, che suggerisce come i sintomi avvertiti dai pazienti siano stati talvolta sottovalutati o mal interpretati. Studiando le visite al pronto soccorso, è emerso che la maggior parte dei pazienti ha effettuato una sola visita , mentre un altro 23% ne ha fatte due, e il restante 13% ha avuto accessi multipli . Nonostante ciò, è significativo notare che più della metà di coloro che si sono recati in pronto soccorso prima della diagnosi sono stati successivamente ricoverati in ospedale.

Un ambiente non adeguato per diagnosi importanti

Keerat Grewal, medico di emergenza e principale autore dello studio, sottolinea come il pronto soccorso non rappresenti un ambiente ideale per valutare pazienti che potrebbero avere una diagnosi di cancro. Le strutture di pronto soccorso sono spesso sovraffollate e possono offrire poca privacy, rendendo angosciante la ricezione di un’informazione tanto grave. La testimonianza dei pazienti ha evidenziato che ricevere una sospetta diagnosi di cancro in un contesto affollato può risultare ulteriormente traumatico. Questa situazione pone la questione dell’adeguatezza dei protocolli di emergenza per i casi sospetti di tumore e suggerisce una revisione delle procedure in modo da garantire un’accoglienza più dignitosa e efficace.

Sintomi di cancro e visite al pronto soccorso

Le risultanze dello studio hanno messo in evidenza che la maggior parte delle visite al pronto soccorso era relativa ai sintomi del cancro poi diagnosticato. Ad esempio, i pazienti con diagnosi di cancro colorettale si sono recati in pronto soccorso a causa di ostruzioni intestinali e dolori addominali, mentre quelli con cancro gastroesofageo lamentavano sanguinamento gastrointestinale, difficoltà nella deglutizione e dolore addominale. Altri gruppi di pazienti, come quelli affetti da tumori cerebrali, hanno mostrato una propensione a presentarsi in pronto soccorso per sintomi come debolezza, confusione o convulsioni.

Questi dati sono importanti perché indicano che molte delle visite al pronto soccorso avvengono in risposta a sintomi gravi, suggerendo la necessità di un migliore screening e di azioni preventive in fase iniziale.

Diverse categorie di pazienti e accesso al pronto soccorso

L’analisi ha inoltre rivelato che alcuni gruppi demografici sono più inclini a utilizzare i servizi di pronto soccorso prima di ricevere una diagnosi di cancro. Tra questi ci sono gli anziani, le persone provenienti da aree rurali, coloro che abitano in quartieri marginalizzati, individui con patologie preesistenti e coloro che hanno ricevuto una diagnosi di tumore durante la pandemia di COVID-19. Queste categorie vulnerabili spesso affrontano barriere aggiuntive nell’accesso ai servizi sanitari e ai sistemi di supporto, evidenziando la necessità di interventi mirati per garantire che tutti possano ricevere le cure necessarie in modo tempestivo e privo di ostacoli.

Parallelamente, lo studio mette in luce l’importanza di rivedere la modalità di accesso agli accertamenti oncologici. Si pone infatti un forte accento sulla necessità di garantire un percorso diagnostico più fluido, a partire proprio dalle visite al pronto soccorso, dove i segnali di allerta precoci potrebbero essere meglio gestiti per migliorare la cura e gli esiti clinici dei pazienti.

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