Palermo – La trasformazione digitale della sanità pubblica sta diventando una realtà sempre più concreta in Italia. Al 57° Congresso Nazionale della Società Italiana di Igiene (SItI), tenutosi a Palermo, esperti e ricercatori hanno presentato progetti innovativi che mirano a colmare il divario digitale in ambito sanitario, sfruttando i fondi del PNRR per creare sistemi di raccolta e analisi dei dati e sviluppare tecnologie avanzate per la prevenzione.
La plenaria “La digitalizzazione a supporto degli obiettivi di sanità pubblica” ha evidenziato come la digitalizzazione sia la chiave per migliorare la prevenzione e la gestione delle patologie croniche, con il progetto “Digital Life Long Prevention – DARE” al centro delle iniziative.
Digital health prevention: una strategia per migliorare la prevenzione
Durante la plenaria, il Prof. Walter Mazzucco, segretario generale di SItI, ha descritto il panorama in evoluzione della sanità digitale italiana, in particolare con la creazione di centri di performance computing (HPC). Questi centri, che potranno federarsi al Supercomputer di Leonardo, permetteranno di raccogliere e analizzare grandi volumi di dati sanitari, favorendo l’adozione di interventi di prevenzione mirati per specifici gruppi di popolazione.
Il progetto Digital Life Long Prevention – DARE è un’iniziativa coordinata da una fondazione che riunisce 28 partner pubblici e privati, con l’obiettivo di integrare i dati sanitari e migliorare i percorsi di prevenzione. Uno dei centri HPC sarà realizzato in Sicilia, in collaborazione con l’Università di Palermo, l’ARPA Sicilia e i Policlinici Universitari di Catania e Palermo.
Tra i principali obiettivi del centro, vi è quello di collegare i Registri Tumori con i dati sul monitoraggio degli inquinanti ambientali, creando così un sistema di intelligenza artificiale capace di identificare correlazioni tra esposizione ambientale e insorgenza di tumori.
Progetti pilota per migliorare la salute pubblica
La Prof.ssa Stefania Boccia, docente di Igiene presso l’Università Cattolica di Roma, ha descritto i progetti pilota attualmente in corso presso il Policlinico Gemelli, finanziati nell’ambito del progetto DARE. Questi includono applicazioni digitali per monitorare a distanza pazienti con il morbo di Parkinson e supportare i caregiver, con strumenti che permettono al medico di seguire l’andamento della malattia attraverso questionari settimanali e sensori per valutare la mobilità del paziente.
Un’altra applicazione è pensata per pazienti fragili che devono essere dimessi dopo interventi chirurgici: il sistema verifica l’idoneità dell’abitazione, mappando i rischi di cadute, come la presenza di tappeti o barriere architettoniche, per consentire una dimissione sicura e tempestiva.
Questi strumenti digitali forniscono supporto pratico e costante sia ai pazienti sia ai cittadini sani, raccogliendo dati di valore e offrendo feedback mirati che permettono di monitorare lo stato di salute in modo continuativo.
Algoritmi predittivi e rischio poligenico
Un altro progetto pilota presso il Policlinico Gemelli utilizza algoritmi predittivi basati sul rischio poligenico per identificare la predisposizione a malattie cardiovascolari. Questa tecnologia, che sfrutta la conoscenza delle varianti genetiche, consente di stimare il rischio ereditario di patologie e, potenzialmente, di incentivare stili di vita più sani per ridurre i fattori di rischio modificabili, come il fumo e la sedentarietà. Per ora, l’uso è limitato alla ricerca, ma l’obiettivo è rendere accessibile questa tecnologia ai cittadini, così da motivare comportamenti preventivi più consapevoli.
La digitalizzazione della sanità pubblica rappresenta un’opportunità per migliorare la prevenzione e l’efficacia dei trattamenti, sfruttando la potenza della raccolta dati e dell’intelligenza artificiale. Il progetto “Digital Life Long Prevention – DARE” è solo uno degli esempi di come l’Italia stia facendo passi avanti in questa direzione, promuovendo la creazione di infrastrutture tecnologiche e la collaborazione tra enti pubblici e privati. Questo approccio può favorire la gestione delle malattie croniche e il monitoraggio della salute pubblica, contribuendo a migliorare la qualità della vita dei cittadini italiani.
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